Tersa Noce in Criucc - Laura Pece

Teresa Noce equilibrista


Teresa Noce equilibrista

Intendiamoci: se ci venite a chiedere di stampare le magliette con l’immagine di Teresa Noce non lo faremmo mai. Queste cose le lasciamo ai religiosi di ogni partito e formazione. Gli eroi servono ai poveri di sogni, i santi ai poveri di spirito. A noi ci interessano i vivi e quello che fanno. Dei morti ci resta il loro lascito, quello che il loro modo di vivere ci trasmette. Lascito che deve essere fatta memoria e come tale deve essere usata per trasformare la realtà, anche solo quella personale. Teresa si era fatta da sola. Ma non come si sono fatti da soli gli eroi del rampantismo, rubando, truffando e prendendo per il culo un’intera generazione. Tersa Noce in Criucc - Laura Pece

All’inizio il messaggio era disegnato sul modello dell’American Dream. «Potete essere tutti ricchi! L’importante é lavorare sodo» e quindi tutti a pensare: «ma dai? Rimbocchiamoci le maniche».  Poi il messaggio è stato corretto sul modello del “buttala lì” che suggerisce: «Potete essere tutti ricchi. L’importante è millantare e farsi le amicizie giuste» e quindi tutti a pensare: «Ah! Ecco appunto». Ma ci eravamo già fatti il culo per una decina di anni senza diventare ricchi. Nessun avvenire.

È chiaro che ognuno poi ha la sua visione dell’avvenire, ognuno ha il suo futuro da costruire. C’è chi si vuole arricchire costi quel che costi, chi vuole una vita sicura, con lavoro, mutuo e rata assicurata e chi invece vuole fare l’equilibrista per il resto dei suoi giorni con la paura e la voglia di cadere prima o poi. Per quest’ultimi cadere e rialzarsi non è un problema, anzi fa parte del gioco.

Oggi siamo tutti esperti di tutto. Tutti filosofi laureati su Wikipedia. Tutti artigiani andati a bottega su Youtube. Ci hanno insegnato ad essere in grado di fare tutto con il minimo impegno. Non si va più a bottega per imparare il mestiere. «Vado a fare un seminario». Seminari di ogni genere insegnano un mestiere a persone che non faranno mai quel mestiere ma bensì faranno seminari in cui insegneranno un mestiere che non hanno, o hanno sudato poco. Questa è un’iperbole per descrivere la realtà, i maestri esistono ancora, esiste chi ha quell’autocritica necessaria per capire di non essere ancora un maestro o che non lo diventerà mai, ma noi siamo la generazione che ha deciso di non cadere mai. E per questo la fune da equilibrista al massimo la usiamo per impiccarci quando si infrange anche l’ultima nostra illusione o, Teresa Noce equilibristase preferite, sogno suggerito.

Non si vuole fare l’apologia del sacrificio anche quest’ultima la lasciamo agli stacanovisti e ai religiosi, ma Teresa era un’equilibrista che sudava sulla fune. Studiava di notte per imparare a scrivere e di giorno si spaccava la schiena a lavoro, Tante volte è caduta dal quel cavo. In Spagna durante la guerra civile, al confino, nei campi di concentramento, all’interno del suo partito che chissà quante volte l’avrà fatta cadere. Probabilmente anche lei avrà fatto cadere qualcuno ma, ripeto, fa parte del gioco.

Il gioco è questo. Sei sulla fune e ci sono quelli col cuore in gola che non vogliono vedere e aspettano che tu sia dall’altra parte per aprire gli occhi e esultare per il tuo numero senza esserne stati partecipi. Ci sono le carogne che non vedono l’ora che tu cada per poter, magari, lanciare una gara d’appalti per pulire il tuo sangue dalla pista del circo. Ma tu vai avanti perché ci sono gli spettatori sinceri che ti sostengono fino all’ultimo con i loro sospiri il loro oleh, i loro resisti, i loro dai, i loro guarda che numero. Loro! Quelli che saranno con te a fare il gesto dell’ombrello a le carogne a fine numero.

Anche Teresa avrà avuto i suo scheletri nell’armadio, ma è stata anche colei che è rimasta sulla fune per tutta la vita. Quando prese in mano l’organizzazione dei Treni della Felicità molti compagni di partito le dissero che la solidarietà era cosa da cattolici, che era carità. Un vero e proprio sgambetto sulla corda. Ma lei non cadde.

Vogliamo ricordarla insieme alle altre donne mentre compiono il grande numero finale e una volta al sicuro gridano tutte insieme: «TIE!». Non è un gesto femminile e neanche politically correct ma alle volte bisogna correre il rischio che qualcuno si offenda per poter sottolineare un concetto.

LINK UTILI

CRIUCC’ – Spettacolo teatrale sulla vicenda dei Treni della Felicità

Pagina Facebook del libro “I treni della Felicità di Giovanni Rinaldi”

Biografia Teresa Noce 

Dcoumentario RAI Storia – I treni della Felicità

Pasta Nera –  Documentario Piva sui Treni della Felicità