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“NoTAVevo detto…”, quando la “cultura” si fa lotta
Per Obiettivo T lo spettacolo- denuncia dei Teatri della Viscosa sull’Alta Velocità

di Maria Ricca

Essere o non essere… Denunciare o non denunciare, fare in modo che anche la cultura diventi lotta e non solo artifizi verbali, mentali arzigogoli o discorsi da salotto…
Scelgono la prima strada Laura Pece e Stefano Greco, romani d’adozione, protagonisti con i loro Teatri della Viscosa, di “NoTAVevo detto”, ultimo spettacolo in scena per la rassegna “Obiettivo T” della Solot, al Mulino Pacifico, in questo fine settimana. Per raccontare, attraverso un viaggio teatrale lungo un’ora e mezza, che diventa un percorso purificatore, la grande avventura della TAV in Italia, l’alta velocità ferroviaria che percorre il nostro Paese in lungo e in largo, in nome del progresso delle comunicazioni, di un mondo globalizzato in cui ogni punto è raggiungibile in poche ore, con grande vantaggio economico per la più rapida circolazione di uomini e mezzi. E poco importa se per far questo occorre violentare la conformazione morfologica e strutturale della penisola, per scavare gallerie e cunicoli impensabili, escludendo piccoli e grandi paesini dai propri percorsi, adattando la natura alle presunte esigenze umane, ipotizzando la quadratura del cerchio, insomma, in nome di interessi economici incrociati che gravano sulle spalle dei cittadini e coinvolgono in maniera uguale e bi-partisan i principali schieramenti politici del nostro Paese. Non lunghi sermoni, però, per i due attori-registi, ma la messa in scena della vita delle persone comuni per portare all’attenzione del pubblico una dura e complessa problematica.
Se l’analisi delle questioni è certosina e circostanziata, colloquiale, dunque, è la formula scelta per raccontare gli eventi, con tanto di nomi e cognomi e senza sottrarsi alla realtà dei fatti, che, dal 1992, all’incirca, passando attraverso governi ed interessi economici dei più disparati, hanno caratterizzato l’operazione Tav.
E’ Maria, così, ragazza della periferia romana, tanti sogni in testa e, infine, la sospirata assunzione nelle ferrovie, a farsi interprete disincantata delle “magnifiche sorti e progressive”, che promettono alta velocità e grandi opere in generale (“Possiamo mai restare fuori dall’Europa?”; “Quanta gente lavora, grazie alla TAV e alle grandi opere…”), ma anche e dei disagi che quelle provocano, nell’immediato ai territori che attraversano.
Un dialogo con il pubblico che è cominciato sin dall’inizio, scherzosamente, nel tentativo di coinvolgere gli spettatori e di abbattere da subito le barriere fra palcoscenico e platea, e che è proseguito poi ininterrotto durante l’intero spettacolo.
E non si sono risparmiati i due interpreti, attingendo a piene mani dalla propria esperienza artistica, nella commedia dell’arte, formula alla quale sono più avvezzi per gusto e formazione e che meglio ha espresso, con le caratterizzazioni che le sono proprie, fra l’ironico ed il grottesco, le piccoli grandi tragedie che sono andati via via raccontando e rappresentando simbolicamente, attraverso immagini di grande impatto sul pubblico.
Dalla polvere, reale e metaforica, sollevata dall’esausto operaio di Afragola, agli interessi criminosi del siciliano Don Calogero nelle grandi opere , dal dramma delle case murate dalla ferrovia, nella periferia romana, fino alla devastazione delle campagne del Mugello, i due attori non risparmiano nuela al pubblico. Linguisticamente abilissimi, scelgono il vernacolo, napoletano, romano, toscano, per raccontare “di pancia”, meglio di come sarebbe stato con un perfetto italiano, il disagio delle popolazioni coinvolte, ma anche il dramma dei semplici “travet”, che, una volta, dopo una settimana di lavoro al Nord scendevano al Sud per ricongiungersi con la famiglia quando esistevano i treni notturni e che ora, con i costi dei treni veloci, non possono più permetterselo….
Un’analisi certosina di azioni, reazioni e responsabilità, culminata con la presa di coscienza e di distanza da parte della giovane macchinista, che, da ingenua ed entusiasta promotrice della modernità, diventa, alla fine, critica consapevole dei danni e degli inganni mediatici da cui siamo sommersi. Fisicamente, davvero, con la protagonista letteralmente “bombardata” da pallottole di carta stampata, che rappresentano la violenza di certa disinformazione.
La conclusione è stata affidata alla riflessione del pubblico e alla solidarietà, già portata in avvio di performance, al Coordinamento No Triv Sannio, che, nel corso della serata, ha portato la propria testimonianza di lotta contro il progetto di estrazione degli idrocarburi nel nostro territorio e le iniziative del prossimo 29 aprile, fra cui la marcia di lotta da Santa Croce del Sannio a Benevento ed il presidio di volantinaggio.
Un modo per farsi sentire, che passerà, da parte degli attori dei Teatri della Viscosa, anche attraverso trasmissioni e programmi radiofonici su emittenti locali e nazionali, senza dimenticare le prese di posizione di intellettuali ed artisti, uno su tutti Erri De Luca, con il suo “La parola contraria”, che gli è costato innumerevoli problematiche legali, perché ognuno, attraverso gli strumenti che gli sono propri, possa partecipare ad una vera battaglia di legalità.