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NO-TAVevo-detto”: il treno di Laura Pece e Stefano Greco in viaggio nella disillusione delle Grandi Opere

Di VITTORIO ZOLLO

Al Mulino Pacifico è andato in scena lo spettacolo promosso e organizzato dalla Solot Compagnia stabile di Benevento e No triv Sannio dal titolo “NO-TAVevo-detto”. Quinto e ultimo appuntamento della stagione teatrale “Obiettivo T”, “NO-TAVevo-detto” è una rappresentazione scritta e interpretata da “I Teatri della Viscosa”, una compagnia teatrale itinerante che “nasce dal basso, dalla realtà del popolo”, come dichiarano i due autori nonché attori, Laura Pece e Stefano Greco. Appena entrati in teatro, gli attori erano già sul palco, tranquilli e sorridenti come se ci stessero accogliendo in casa loro. Una scenografia semplice (una sorta di teatrino per marionette) divide il palcoscenico e le quinte. Pochi minuti, il tempo di riempire i posti a sedere, ed ecco le prime parole di Stefano e Laura che, dopo aver raccontato una “storiella” sulle trivellazioni di Sessa Aurunca, ci dicono che “c’è sempre un buon motivo per fare una lotta territoriale”. Laura Pece diventa Maria, ragazza di Roma che, negli anni ‘80, comincia a lavorare come “ferroviera” nelle Ferrovie dello Stato. Una voce/coscienza narrante (Stefano Greco), interrompe spesso Maria, descrivendo il contesto storico, politico e sociale dell’epoca, mentre lei parla con Ettore, il suo vicino di casa, colui che la cullava da bambina e che adesso le dice di fare attenzione alle scelte da fare.  Già in queste prime battute, emerge in maniera oggettiva la bravura dei due attori che si alternano in scena. Accompagnati dalle musiche al pianoforte di Francesca Bertozzi, arriviamo agli inizi degli anni ’90. Maria tra un turno e l’altro si ferma a parlare con Mario, un barista. Il suo monologo entusiasta per le grandi opere, convinta che l’alta velocità farà il bene dell’Italia, che danneggerà qualcuno ma favorirà tutti, che porterà economia, che migliorerà i trasporti, è intervallato dagli interventi di una maschera (Stefano Greco) che porta alla luce quanto di più buio ci possa essere stato, sulla vicenda TAV. Dalla Fiat, gli Agnelli e il General Contractor, giungiamo al ’95 e un intermezzo musicale cantato ci invita a “saltare su questo treno che corre veloce”[…]

Gli attori danno prova della loro preparazione e della loro bravura attraverso le molte maschere che indossano nell’opera, un plurilinguismo e un’interpretazione credibile, fedeli alla Commedia dell’Arte. “NO-TAVevo-detto” è una commedia dal sapore amaro, difficile da digerire. Uno spettacolo in cui la barriera con lo spettatore viene distrutta, che incuriosisce ed è anche rivelatore, che vuole ricordarci la possibilità di scegliere come costruire il nostro futuro. Gli attori c’invitano ad inviare lettere a coloro che sono in carcere per le lotte sociali, a non lasciarli soli (sul sito NOTAV.it si trovano informazioni a riguardo) e questa umanità di fondo, contribuisce fortemente a rafforzare la commedia, quella che svela il quotidiano, quella che ci fa ridere dei drammi di ogni giorno.  Nel dubbio amletico dell’essere o non essere, Maria scende dal treno e ci ricorda che è importante “essere NO TAV. Perché esserlo non è solo la necessità di fermare un traforo inutile. E’ una questione di dignità, di onestà, di libertà”.